lunedì 4 agosto 2014

Due chiacchiere con... VERONICA GENTILI!



Questo è un classico social blog for Dummies... lo avete sicuramente capito leggendo qua e là i miei post.
Non ho la presunzione di insegnare nulla, ma cerco di mettere nero su bianco la mia passione per la professione che esercito e da entusiasta di questo lavoro, mi piace circondarmi di gente Competente con la C Maiuscola!

Ecco dunque che oggi sul mio blog ho il piacere di presentarvi un'ospite...
Gli addetti ai lavori la conoscono perfettamente. Una vera forza del marketing online, una conoscitrice profonda dei social network e soprattutto, una persona dal carisma difficilmente eguagliabile.
Sto parlando di VERONICA GENTILI!



Dunque Veronica... partiamo! Prima dell’esistenza dei social, prima di Facebook, Twitter, adv e web 2.0 chi era Veronica?
Veronica era una sorridente pulzella con la passione del marketing, della sociologia e della psicologia, che a 17 anni disse al proprio papà "io voglio fare il tuo lavoro", (mio padre è formatore e consulente in Marketing da 35 anni) . E ho fatto quanto avevo detto, anche se in un ramo più specifico.
Come ti sei avvicinata ai Social Network e quando hai compreso che questi strumenti sarebbero diventati non solo un mezzo di svago, ma soprattutto la tua professione?
Mi sono avvicinata ai Social Network all'età di 13 anni, solo che  15 anni fa la connessione internet costava un bel po' più di adesso e se eri in Rete il telefono era inusabile, quindi ci potevo andare poco e per poco tempo; per anni mi sono limitata a esplorare la Rete e i Social Network in particolare per semplice curiosità. Cosa ci facevano le persone? Cosa le portava a crearsi un'identità on-line e a raccontarsi anche con perfetti sconosciuti? 5 anni fa mi sono resa conto che potevo fare di questa passione il mio lavoro, partendo da una tesi di laurea incentrata sulle implicazioni di Internet e Social Network per bambini e adolescenti.
Il tuo, il nostro lavoro può essere etichettato con diversi nomi… spesso si fa confusione, i ruoli si incrociano e chi non vive direttamente le dinamiche del network sociale fatica spesso a comprendere realmente chi siamo e cosa facciamo. Quando una persona ti chiede: “Che lavoro fai?” Tu cosa rispondi?
Generalmente rispondo in base al grado di consapevolezza della sfera digitale che penso abbia chi mi sta davanti.
In una scala da 1 a 10, dove 1 rappresenta consapevolezza zero dei ruoli e delle dinamiche della Rete e 10 una completa padronanza delle stesse:
-Tra 8 e 10 specifico il mio ruolo, Web e Social Media Specialist
-Tra 4 e 7 spiego il mio ruolo con semplicità dicendo che aiuto persone, aziende e organizzazioni a promuoversi attraverso la Rete e i Social Network
- Tra 1 e 3 propendo per l'ottimo “Faccio cose su Internet”.

Analizziamo alcuni dei social a nostra disposizione. Iniziamo da Facebook. Spesso mi domando: “Per quanto ancora andrà avanti?” Secondo te la creatura di Palo Alto ha ancora margini di miglioramento oppure sta per raggiungere il fatidico salto dello squalo?
Questa è una domanda che si pongono in tanti, anche perché Facebook al momento è il leader incontrastato dei Social Network ed è in costante crescita, sia economica che numerica. Il punto è che i Social Network, come dice il nome, sono reti sociali e, in quanto tali, sono soggetti a tutti i cambiamenti e le trasformazioni tipiche della società.
Facebook sarà in auge finché riuscirà a rispondere ai bisogni e i desideri delle persone, finché si dimostrerà un ambiente che merita di essere esplorato e vissuto...e potrebbe smettere di esserlo domani o tra 10 anni, dipende da come sa interpretare, applicare o imporre le costanti trasformazioni della società chi lo governa.

Twitter è uno strumento potentissimo, che non sempre si sposa con le strategie di tutti i potenziali clienti. Riuscire a crescere qui però è generalmente più difficile rispetto a Facebook, occorre una gestione più accorta, la capacità di inserirsi nelle giuste discussioni, il dialogo con influencer etc… Tu come ti approcci con Twitter?
A me Twitter piace molto, consente una tipologia di comunicazione e interazione immediata, rapida, concisa e, paradossalmente, è molto più complesso da abitare rispetto a Facebook; necessità di  risposte veloci, attenzione per i trend di discussione, monitoraggio costante, interazione continua, identificazione e approccio corretto con i cosiddetti influencer di settore e così via.
Personalmente e professionalmente lo abito ogni giorno, anche perché mi consente di tenere il polso degli argomenti e delle discussioni del giorno, nonché di creare e mantenere legami con colleghi e esperti di settore.
Capitolo Google Plus. Per alcuni è una comica, per altri (gli integralisti googleliani) è il social del futuro. Le sue potenzialità sono fuori discussione, la sua forza per integrare marketing on e off e Seo è certa. Ma oltre a tutto questo, cosa pensi veramente di G+?
Può piacere o non piacere, ma, strategicamente parlando, le chiacchiere stanno a zero:
Google Plus è il Social Layer di Google, Re incontrastato dei motori di ricerca, non ha senso ignorarlo o remargli contro.
Personalmente mi piace molto il valore aggiunto che dà alla SERP, la fluidità della piattaforma sia da desktop che da mobile (qui Facebook avrebbe solo da imparare), ma anche l'integrazione con tutti i servizi di Google (Google Drive, Gmail, Maps, You Tube, etc).
Ti dico la verità, all'inizio non mi faceva impazzire, ma mi è bastato smettere di concentrarmi sull'albero (Google Plus) e guardare il bosco (tutti i servizi di Google) in modo da rendermi conto che era indispensabile un livello sociale per arricchire l'esperienza con questi servizi di "attributi umani".
Pinterest. Io lo adoro, anche solo per svagarmi ricercando foto e temi che mi appassionano. A mio avviso da solo non può esistere in una strategia social, ma ben integrato con gli altri, soprattutto se si parla di vendere e/o promuovere prodotti ha una grande performanza. Sei d’accordo?
Molto bello Pinterest, conosco donne (Italiane, eh!) che ci passano ore e ore a settimana, semplicemente rilassandosi davanti a immagini che raccontano le loro passioni in fatto di moda, design e cucina.
Gran bel Social Network, è riuscito a unire il trend del visual con la necessità di traghettare gli utenti nei propri spazi (le immagini linkano direttamente alla fonte); per quanto sia molto interessante e di importanza variabile a secondo del settore di cui si fa parte e il target al quale ci si vuole rivolgere, dubito che possa costituire il cardine di una Social Media Strategy ad oggi, per lo meno in Italia.
Si tratta comunque di una risorsa molto importante, soprattutto per settori specifici come il design, la cucina, la fotografia, i viaggi e la moda.

Detto tra noi, alla fine, qual è il tuo social network preferito?
Beh, sia professionalmente e personalmente è Facebook.
Professionalmente perché costituisce il mio core business nell'ambito del Social Media Marketing, personalmente perché è il social network con il quale ho più affinità, che ho visto crescere ed esplodere.

Un post del tuo blog che leggo e rileggo (anche perché mi fa troppo ridere) è quello relativo ai social media manager cialtroni.  Il punto è che in questo momento in Italia non c’è una vera formazione; ragazzi escono con lauree in marketing arretrato, in comunicazione, in pr senza le basi per affrontare questo processo di trasformazione. Quando in Italia questo lavoro sarà valutato come merita?
Il Social Media Marketer è una figura relativamente recente e, come tutti i nuovi mestieri, all'inizio arranca nel vedersi riconosciuto ruolo e importanza che gli spetta; piano piano si stanno affermando corsi di studio che meritano, per ora però c'è una gran confusione in merito.
Cosa deve fare il Social Media Marketer? Passa le giornate su Facebook? Basta un corso di 8 ore tenuto dal signor Boh per fregiarsi del titolo "Social Media Specialist"? Uno che ha studiato informatica, ha le competenze per fare questo lavoro?
Sono domande che mi sento fare ogni giorno e ad oggi non c'è un Ordine dei Social Media Manager che stabilisca quali competenze e esperienze queste figure debbano avere, senza contare l'arretratezza endemica che abbiamo in Italia rispetto alla comunicazione digitale che, di certo, non aiuta.
Probabilmente questo lavoro nel nostro paese verrà valutato come merita quando, da una parte i professionisti di settore riusciranno a dimostrare quanto studio costante c'è dietro a questo mestiere e, dall'altra, le aziende avranno sviluppato una sensibilità proattiva alle opportunità di business che offre il mondo digitale.

E’ uno dei temi del mese… posso chiedere la tua opinione riguardo ad #unamacchinaperrudy? Tu da che parte stai? (sempre se deve esserci una parte da cui stare)
Premetto che conosco e stimo Rudy e il polverone che ha suscitato questa vicenda mi ha fatto morire dal ridere. Non ci ho visto niente di clamoroso, epocale o, peggio, fallimentare, semplicemente l'incontro di due soggetti con esigenze e obiettivi comuni che hanno saputo sfruttare le dinamiche della Rete;
da una parte Rudy a corto di macchina che ha saputo magistralmente trasformare una criticità in opportunità, dall'altra la web agency che segue Smart e che ha visto nella sua richiesta e nella soddisfazione della stessa un'ulteriore possibilità di sviluppo di un piano strategico di ampio respiro.
Punto, basta, fine.
Bene Veronica, siamo alla fine di questo “interrogatorio”. Ti sei fissata degli obiettivi da qui ad un anno?
Ma certo: selezionare e lavorare per "pochi ma buoni clienti" con una spiccata apertura alle possibilità che la Rete offre e la voglia di dimostrare insieme a me cosa possano fare Internet in generale e Social Network in particolare per il business. La sfida è aperta ;)
Ah, ma quando non sei sui social o con un pc acceso, cosa fai?

Leggo, guardo documentari o mi faccio uno Spritz con gli amici (prossimamente ho in mente di aggiungere a queste voci "faccio sport". Giuro, mi ci sto mentalmente impegnando :D)

#GrazieVeronica!

giovedì 24 luglio 2014

Le aziende hanno paura di Facebook! Dove sbagliano?


Molte, troppe aziende hanno paura dei social network.
Molti, troppi clienti preferiscono abbandonare Facebook e compagni in quanto i risultati ottenuti non sono stati soddisfacenti.

Proviamo a fare un po' di chiarezza.
Troppe volte in Italia la gestione di un settore, negli Stati Uniti divenuto cruciale come il digital marketing viene consegnato a qualche ragazzo/a che sanno come chattare e selfare su Facebook.
L'azienda, dopo aver letto articoli e compreso che sui social si possono abbracciare milioni di potenziali consumatori, entra con slancio con la sua bella fanpage iniziando a decantare le proprie doti, alternando link commerciali a foto di babbo natale sugli sci nudo.
Oltre agli amici e parenti, qualche indonesiano che deve mettere il like per mascherare i "mi piace" che esegue a pagamento e qualche disgraziato finito lì per caso, nulla si muove...
Tempo qualche mese, l'azienda che credeva di poter conquistare il mondo a suon di post, abbandona il tutto con una frase molto tecnica: "Sti Social sono 'na cazzata".

Oppure ci sono le aziende che ci provano davvero, crescono anche bene, spendono un po' di budget, arrivano in pochi mesi a 100.000 liker, ma si accorgono che la visibilità dei post è di 2.000 Si informano e scoprono che l'EdgeRank è un cattivone che disintegra i sogni di un mondo connesso e sempre aperto. Risultato? L'azienda comprende che stare su Facebook è inutile in quanto la visibilità è bassa e nessuno pare interessato a cosa viene proposto.

Cosa e dove sbagliano le aziende?
In sintesi:

1) Non si può delegare la gestione social e dunque l'intera campagna digital marketing a chi non conosce i social lato aziendale. Servono professionisti. Si devono pagare? Ebbene sì... non lo fanno gratis.

2) Il budget è fondamentale e decisivo. Un'azienda deve forzatamente destinare una parte di budget, proporzionata e costante al reparto marketing on line. Senza soldi, nessun advisory, nessun aiutino da parte dell'EdgeRank e soprattutto consapevolezza di non credere per davvero ai social.

3) I soli soldi però non bastano. Servono post di qualità. Per aumentare la visibilità è necessario che gli utenti interagiscano con voi. Devono commentare, sharare e mettere like. Solo così ritroveranno altri vostri post nella propria bacheca e solo così potranno abituarsi a conversare con voi. Senza interazioni, Facebook comprende che quella pagina è inutile e la oscura proprio per permettere agli utenti di godersi in maniera più personale la propria esperienza social.

4) BASTA AUTOCELEBRAZIONI! Se siete l'azienda più figa del mondo, non serve ripeterlo. Mettete in evidenza chi siete e cosa volete con attenzione, sempre coinvolgendo gli utenti. Chi va su facebook vuole cazzeggiare e solo "cazzeggiando" anche con voi, potrà comprendere la vostra mission. Spot e pubblicità vi fanno allontanare i potenziali consumatori.

5) Serve PAZIENZA! Non credete di poter cambiare il destino della vostra azienda in uno, due, tre mesi! Serve analisi, capacità di dialogo e di ASCOLTO ed un buon piano editoriale capace di portare sempre più gente ad interagire con voi.

Questi sono solo alcuni dei punti di partenza per iniziare ad avere un senso logico sui social. Le visibilità sono basse? Con intelligenza qualcosa si può fare e ricordatevi sempre:
INUTILE avere 1 milioni di liker e solo 3000 persone coinvolte. Meglio avere 20.000 liker di cui 5/6mila veramente interessate!

#Buonfineluglio!

venerdì 11 luglio 2014

Facebook-LiveRail: I Video Adv alla portata di tutti?



Notizia degli ultimi giorni è l'acquisto da parte di Facebook di LiveRail.

Fondata nel 2007 a San Francisco, LiveRail è una delle più importanti piattaforme di monetizzazione dei video con clienti di tutto rispetto come l'Mlb (il campionato di Baseball americano), DailyMotion, Abc e molti altri.
Il costo di 500 milioni (la cifra non è ufficiale) indica la forte intenzione degli uomini di Palo Alto di dar vita ufficiale e concreta ai video advisory.
In realtà la notizia è vecchia: da mesi Facebook parla di lanciare questi video adv anche se i modi, i costi e le potenzialità sono tutti ancora da vedere.
Certo è che Zuckerberg e soci hanno compreso che per monetizzare maggiormente, offrendo alle aziende un servizio più accurato, le semplici inserzioni testuali non possono bastare.

Con LiveRail potrebbe esserci la svolta. La società di San Francisco vanta impression mensili altissime (7 milioni), numeri che farebbero gola a chiunque e che Facebook ha compreso, preferendo far sua una piattaforma che era ancora sul mercato.

Adesso cosa succederà? Sicuramente i famosi video adv prenderanno vita, ma quanto costeranno simili inserzioni? Considerando che il ritorno di investimento sui social resta ancora un tema aperto con nodi tutt'altro che sciolti, quanto budget andrebbe speso in un progetto che sulla carta pare essere vincente, ma non ancora del tutto provato?

I Video adv saranno a portata di portafoglio solo per i colossi oppure ci saranno più versioni e più tipologie per chi potesse spendere cifre minori? E poi gli utenti di Facebook, che già poco apprezzano i video degli amici che sul news feed partono in automatico, come digeriranno questi spot sicuramente invasivi sebbene targhetizzati?

Qualche errore Facebook lo fa, ma qui ci sono in ballo diversi milioni e credo che prima di esporsi ufficialmente, rifletteranno a lungo anche con una serie di test già iniziati. Attendiamo anche noi e vedremo cosa accadrà!

#BuonAdvatutti!

giovedì 10 luglio 2014

Arriva Emojli. Le parole sono superate, da adesso solo emoticon!



La comunicazione nel tempo breve, brevissimo dell'epoca web sta subendo dei tagli assoluti.
Dalla lettera (carta e penna) alle e-mail il passaggio è stato abbastanza graduale, mantenendo quasi intatti i fino comunicativi.
Dai videotel alle chat di Irc, il modo in cui ci si scambiava messaggi ed informazioni erano simili. Nei forum si dilagava in commenti ed analisi e sui primi social il testo era fondamentale per supportare l'immagine.
Facebook ha di fatto ucciso i forum (rimasti simbolo di un'epoca passata) e Twitter ha ridotto il numero di parole a 140 caratteri.
Capacità di sintesi fondamentale per sopravvivere nella rete ed impegno maggiore per riuscire a comunicare un concetto in estrema sintesi.
Ebbene... con la nascita di EMOJLI, anche i 140 caratteri sembrano superati.

Il nuovo Social Network, che sarà lanciato a breve prima per Ios, ha deciso di rendere le emoticon unico strumento di comunicazione. Niente parole dunque, nessuna scritta oppure hastag, ma solo... faccine!
Per esprimere un concetto, un pensiero oppure semplicemente per salutare un amico, servirà fantasia ed una bella serie di faccine che sorridono, piangono, strizzano l'occhiolino ed un paio di dita media (arriveranno anche queste insieme a molte altre emoticon).

I creatori di Emojli hanno dichiarato che nei social attuali divaga lo spam, i troll, gli hastag e le parole, fiumi di parole che hanno e stanno modificando l'essenza dei social della prima ora.
Con questo nuovo network, sarà di fatto impossibile spammare (se non con le faccine) e addirittura anche i nomi degli utenti saranno riprodotti con emoticon.

Essenza allo stato puro e sicuramente un po' di curiosità per capire se questo Social Network avrà la forza per poter entrare nel cuore almeno dei giovanissimi.

E nel caso prendesse piede (ammetto ho qualche dubbio...) le aziende come riusciranno ad interfacciarsi con gli utenti presenti? Meglio prepararsi e studiare un po' di linguaggio emotichese.

#:)


mercoledì 2 luglio 2014

Motocross è Social. Il marketing On amplia l'Off


Tra i vari clienti che seguo c'è la rivista Motocross.
Per gli appassionati del genere si tratta di un vero e proprio culto essendo in edicola dagli anni '70 e rappresentano un ambiente di nicchia, che negli anni è cresciuto notevolmente.

La pagina di Facebook della rivista, nel corso dei mesi è cresciuta sia in numero di utenti, sia in interazioni divenendo in poco tempo il punto di riferimento social dell'off road.

Con il nuovo numero di luglio, abbiamo completato l'avvicinamento tra carta stampata e social con una pagina interamente dedicata alla fanpage.
Per la prima volta Motocross abbraccia ufficialmente la sua community, mettendo in risalto i commenti più interessanti, i post che hanno ottenuto i migliori riscontri e le iniziative speciali.

A proposito di iniziative... sempre con Motocross abbiamo lanciato un contest fotografico. Gli utenti dovevano scattarsi una foto a tema libero (unico vincolo è che fosse presente la copertina del mensile), caricarla in un'app inserita nella home della fanpage, votare e farsi votare.
L'autore della foto migliore otteneva due pass per seguire il Gran Premio di Maggiora di Motocross. Biglietti che permettevano di seguire da vicino l'evento, entrando nel paddock e stando dunque a contatto con i piloti e i protagonisti.

Ottimo risultato in termini di voti e di contatti ed iniziativa inserita nella rivista con a margine l'intervista ai vincitori.
Passo dopo passo anche la carta stampata si adegua e si avvicina ad un ambiente, che se coinvolto e reso partner, non può che amplificare la promozione di un marchio.

#aprestissimo

sabato 7 giugno 2014

Il Blog non muore mai!


Ok, mi sono preso un bel periodo di pausa dal blog.... un mese senza pubblicare nulla.
E' un peccato? Un errore? Forse. il blog per vivere e sopravvivere necessita di post costanti e se l'inserimento quotidiano di argomenti lo lascio ai blogger di professione, almeno un articolo, un pensiero a settimana sarebbe consigliato.

E' vero, un mese senza scrivere nulla è eccessivo e cercherò di tornare a ritmi idonei, ma il vero motivo per cui ho abbandonato il blog in questi 30 giorni va ricercato nella mole di lavoro.

Spesso, quando vedo blog di professionisti aggiornato con minuziosa cura e costanza, mi domando: "Ma questi hanno clienti? Lavorano?" Perché un blog necessita tempo ed impegno e nel vedere il modo in cui riescono ad individuare argomenti l'invidia e il dubbio si fanno strada.

Ma comunque è giusto che mi concentri su me stesso... nuovi lavori si sono affiancati a quelli precedenti, l'adrenalina, l'emozione di un nuovo progetto mi hanno coinvolto completamente. Anche voi altri socialmediacosi, non trovate straordinari i primi giorni di un nuovo progetto? Lo studio, l'analisi, i primi piani editoriali etc... ci si avvicina a qualcosa di nuovo, si inizia a plasmare a dare vita!

Dunque, prometto (!!) di tornare ad aggiornare con maggior costanza il mio blog e spero nello stesso tempo, di non avere tempo per fare altro vista la mole di lavoro. Non siamo mai contenti eh?

Buon week.end a tutti!!!

mercoledì 7 maggio 2014

La stabilità in movimento di Facebook



Facebook non si ferma mai!
Non può e non vuole trovare una stabilità in termini di layout e di funzioni e sebbene spesso questi cambiamenti sconvolgano gli equilibri degli utenti, dalla California sono convinti che proprio l'evitare di essere troppo statici, stia garantendo al proprio social network, di restare sulla cresta dell'onda senza subire (al momento) alcuna regressione.

Ed ecco dunque che Mark Zuckerberg ha da poco annunciato nuove modifiche, partendo però da un fatto importante: Facebook da adesso punterà ad una certa stabilità. Dunque modifiche, aggiornamenti in una piattaforma però consolidata e stabile. Al momento dunque non ci si deve aspettare, almeno in termini grafici e di layout grandi modifiche, anche se come detto, tutto resta in evoluzione continua.

Pensiamo alla realtà virtuale, all'acquisizione di Zuckerberg di Oculus Rift e all'uso che in ottica social potrebbe portare nuovi strumenti e nuovi modi di vivere il web in maniera sociale. Al momento, da quello che traspare, gli uomini di Facebook non hanno ancora bene in mente cosa fare, ma è chiaro che entro il 2015 a mio avviso qualcosa si muoverà, anche per rispondere ai tanto attesi Google Glass dei rivali che promettono un'esperienza unica nel web.

Capitolo reach: ecco in questo Zuckerberg non ha spiegato al meglio le volontà della sua creatura (anche perché non credo voglia ammettere apertamente che per guadagnare visibilità è necessario pagare - come se servisse ammetterlo). In pratica secondo Mark andranno cambiati alcuni criteri per mettere in primo piano i post più interessanti che ogni singolo individuo potrebbe ritenere tali; molti esperimenti erano già stati fatti, ma ancora adesso l'obiettivo non è stato raggiunto.
Su questo permettetemi di crederci poco... è chiara la visione di Facebook: fare cassa (anche giustamente) e premiare dunque chi spende.

A proposito di soldi... sapete quanto dovrebbero andare a costare le famose pubblicità video su facebook? 1 milione di dollari! Questo quanto ha scritto il New York Times che ha messo in evidenza i dubbi delle aziende, che dopo aver speso tali soldi, non potranno neppure avere la garanzia che il proprio spot venga visto dagli utenti.

Altra novità che a settimane dovrebbe essere operativa è una nuova funzione degli insight che permetteranno di monitorare i video pubblicati.
Una pagina con statistiche per vedere quanti utenti hanno visualizzato il video, per quanto sono rimasti e quando se ne sono andati.
La schermata di questa aggiunta insight dovrebbe essere così:




Ecco dunque le ultime novità, altre ne bollono in pentola, altre ancora sono in via di definizione.
Facebook all'insegna della stabilità, una stabilità mobile che continua a permetterle di comandare il mondo dei social, senza concorrenti davvero pericolosi.


martedì 29 aprile 2014

Google Plus sta per morire?


Rumors, pettegolezzi o voci accreditate?
In queste ultime ore la rete parla del fallimento di Google Plus.
Ma sarà davvero così? Il social network del colosso Usa ha deciso di chiudere i battenti?

La cosa certa è che Vic Gundotra, uno degli esponenti di spicco di Google, ha lasciato l'azienda: "Tempo di nuovi viaggi, nuove avventure". Insomma dopo otto anni, l'indiano che aveva contribuito fortemente alla nascita e crescita di Google plus molla.

Dunque? Ecco un polverone enorme riguardo al futuro poco certo di un Social Network che per molti è sempre stato un grande, grosso punto interrogativo.
Google Plus smetterà di esistere? Oppure subirà un ridimensionamento? Voci dicono che il progetto potrebbe passare completamente in mano ad Android (compresi i 1.200 dipendenti).
La risposta chiaramente non posso averla io... certo non credo sarà la fine di G+,  ma a questo punto mi chiedo, perché dovrebbe sopravvivere questa piattaforma sociale?

All'interno di Google plus ci sono davvero persone molto competenti, tanti che credono fortemente in questo social (forse alcuni anche un po' troppo). Ecco che spesso vede gente scrivere di continuo post sul motivo per cui G+ è così figo, forte, moderno e democratico. Vero, tutto vero, ma questa continua ad un social, dentro il social la trovo eccessiva.

Forse il grosso problema però, è che G+ è diverso da Facebook, ma a primo sguardo appare simile e proprio questo è stato il suo grosso ostacolo: in moltissimi si sono detti: "perché andare qui se c'è già Facebook?"

Google Plus ha potenzialità enormi, ogni socialmediacosa lo sa, ed ogni socialmediacoso è presente con un account, fermamente deciso ad approfondire tutte le potenzialità in attesa che Google devasti Facebook divenendo il punto di riferimento.
Questo non accade e dunque molti socialmediacosi scrivono post spiegando perché è figo stare su questo social.

La mia modestissima opinione è che Google Plus è uno strumento utilissimo, fondamentale per una strategia che possa unire il marketing tradizionale a quello online insieme al Seo.
Riguardo proprio al Seo in molti affermano che con il social al momento ha ancora pochi, pochissimi punti in comune. Ebbene Google Plus è il punto in comune e proprio per questo a mio avviso deve sopravvivere, anche perché l'Universo Google è sempre più complesso, sempre più sfaccettato, ma tutto alla fine si ricongiunge sul motore di ricerca, punto di partenza di qualsiasi navigante.

Android oppure no, Vic Gundotra oppure no, Google Plus secondo me sopravviverà, magari con altre vesti, ma il SEO ha bisogno di questo strumento, il marketing ne ha bisogno e poi i guru di G+ altrimenti cosa posterebbero??

+buonagiornata+


sabato 19 aprile 2014

Educazione ai Social Network


"Ciao, oggi quali materie hai a scuola?
" Oggi è una giornata dura... abbiamo il compito in classe di matematica, poi due ore di italiano, una di geografia ed una di educazione ai social"

Questo dialogo tra due ragazzini, assolutamente inventato, mi auguro un giorno possa diventare realtà.

E' già da parecchio tempo che ci penso e in questi giorni, con la notizia riguardante l'arresto della ragazza di 14 anni dopo le minacce - scherzo all'American Airlines, sono sempre più convinto che nelle scuole si debba aggiungere una materia riguardo al web e ai social network.

Chi si fosse perso la notizia della ragazzina la può leggere qui: http://bit.ly/AmericanAirlinesEssereSocial
In sostanza comunque questa adolescente su Twitter aveva scritto alla compagnia aerea American Airlines dicendo di essere un membro di Al Qaeda e che il 1° giugno ci sarebbe stata una grossa sorpresa... Pronta risposta della compagnia aerea che ha inviato tweet ed IP all'FBI incurante delle scuse della giovane che tra un pianto e l'altro ha avuto anche modo di scrivere di sentirsi famosa grazie ai vari retweet ricevuti. Il risultato è stato un arresto "educativo", la rimozione dell'account su Twitter e sicuramente tanta paura ed umiliazione per i genitori.



I social network non sono più una novità, non si possono considerare una moda e dopo 10 anni sono diventati la normalità per la maggioranza della popolazione. Con i social c'è chi ci lavora, ma soprattutto c'è chi ci passa del tempo e i minorenni soprattutto vivono su queste piattaforme. Dunque mi chiedo, perché non educare i giovani fin dalle elementari?

Gli scherzi ci stanno, o meglio, alcuni tipi di scherzi li abbiamo fatti tutti da ragazzini. In quanti un pomeriggio in compagnia non hanno fatto almeno una volta uno scherzo telefonico ad uno sconosciuto? Oppure uno scherzo al citofono e così via? La maggior parte delle volte si trattava di stupidate che finivano lì, ma quanti di noi anni fa avrebbero preso il telefono, chiamato una compagnia aerea avvisando di una bomba?? Ben pochi... perché il telefono nonostante la distanza, metteva a nudo la nostra voce e in un certo modo ti metteva a contatto con la persona dall'altra parte della linea.
Con l'avvento di Internet si è aggiunto un nuovo filtro: con il semplice uso di una tastiera possiamo diventare chi vogliamo e possiamo anche minacciare di morte il Presidente degli Stati Uniti con un tweet. Il fatto è che una persona dotata di buon senso, educazione ed integrità morale non lo farà mai, non solo per le ovvie conseguenze, ma anche perché non si fa e basta!

L'ultima generazione però è nata con il web, è nata con l'idea della community social e alcuni passaggi se li è persi in modo del tutto naturale.
Ecco dunque che la scuola dovrebbe venire incontro a questa situazione, dovrebbe affrontare seriamente la questione introducendo materie a mio avviso fondamentali come l'istruzione all'uso del web e ai social network.

Lezioni didattiche volte anche al semplice utilizzo del computer, delle varie funzioni, delle differenze tra un social e l'altro, ma volte anche all'educazione nel mondo virtuale. Formare fin dai 6-7 anni questi bimbi sarebbe fondamentale e d'altra parte se esiste la materia "Educazione Civica", perché non inserire una materia che si interfaccia con un mondo che i giovani frequentano molto spesso più della realtà?

Non voglio essere catastrofico, non voglio parlare degli episodi di cyber - bullismo, dei suicidi e delle gare di bevute. Non sono "Lucignolo" e neppure "Studio Aperto", ma come dicevo, i social sono realtà, la connessione mondiale tra essere umani non potrà che espandersi ed aiutare i giovani a comprendere le giuste direttive, l'etica e il modo in cui rapportarsi a distanza è a mio avviso fondamentale.
Sarebbe un gesto da paese moderno, civile ed umano.

Voi cosa ne pensate?

Buona Pasqua a tutti!!



venerdì 11 aprile 2014

LIKE La rivista Social ?


Alla fine la curiosità ha avuto la meglio... ed ecco che ho acquistato "Like"
Il primo mensile dedicato ai Social Network. Escludendo la contraddizione di fare una rivista cartacea per i social, voglio premettere che le mie critiche saranno in un certo senso costruttive.

Prima di essere un socialmediacoso, sono stato un giornalista televisivo, legato per tradizioni familiari alla carta stampata e non posso che augurare tutto il bene a chi prova ancora a scommettere nell'editoria tradizionale, conscio che però l'avventura sarà molto dura.

In copertina Katy Perry, la regina di Twitter e altre presentazioni di articoli come "Twitter, ecco come trovare e conservare tanti amici famosi". Così a prima vista mi sono chiesto: "Ma è Cioé? E' Tutto?" Ho provato però ad approfondire a leggere gli articoli speranzoso di trovare qualcosa di valido.
Elenco dunque una serie di inchieste, guide, pezzi trovati all'interno di "Like":

GUADAGNARE CON UN CLICK: una paginetta che ricorda molto le e-mail spam che riceviamo ogni giorno su presunti e miracolosi telelavori. In realtà la banalità sta nel fatto che per guadagnare su Facebook, ti dicono di aprire una pagina aziendale, gestirla bene per vendere i nostri prodotti...

GRILLO E RENZI: E' GUERRA SU TWITTER: Articolo alla "Studio Aperto" sulla forza della politica nostrana sui social network.

COSI' GIOCANDO SI MUORE: Ancora "Studio aperto", adesso si parla di drammi, dei giovani d'oggi che su youtube si ubriacano fino a morire e se va tutto bene si vomita nel water.

LA GUIDA DI FACEBOOK: Molto utile in quanto ti insegna come aggiungere gli amici e come cercarli... ah e poi il motivo per cui Facebook è tutto blu.

OLIMPIONICA CERCA PARTNER: Torna "Studio Aperto" insieme a Marta Flavi per parlare di come trovare l'amore nel web.

SPECIALE GOOGLE PLUS, LA GUIDA COMPLETA: Classica guida passo per passo per... confondersi le idee

TORNA IL TAMAGOCHI, COME E DOVE TROVARLO: Imperdibile

FACEBOOK LE IMPOSTAZIONI DI PROTEZIONE: Altra guida passo per passo per stare lontano dai cattivoni dei social

SE TI SENTI UN "NOOB" NON BALLARE IL "TWERK": Dizionario con nuovi termini per sentirsi moooolto giovani

FACEBOOK SU TWITTER E VICEVERSA: ORA SI PUO': Davvero??? Ma davvero da ORA è possibile collegare i due account??? Novità assoluta!!!

QUANDO UN FOLLOWER SI TRASFORMA IN STALKER: Finalmente torna "Studio Aperto"! La rete è pericolosa!! I Case History!

SUL PC O SUL CELLULARE FACEBOOK SI BLOCCA COSI: Come impedire ai minori di stare sul social comandato dal diavolo

MEGLIO AMICI SU FACEBOOK O FOLLOWER SU TWITTER? La filosofia 3.0 ci porta a ragionare su temi controversi

LA NOSTRA PRIVACY, LE PRIME IMPOSTAZIONI: Altra, ennesima guida per la privacy ed evitare che i cattivoni dei social possano vedere le nostre foto compromettenti.

In sostanza che dire...ho speso volentieri 3.90 anche perchè la curiosità era molta... a mio avviso è una rivista chiaramente inutile per chi nei social ci lavora e per chi nei social si diverte. Guide più approfondite si trovano sul web e Studio Aperto lo si trova in tv.
Comunque lunga vita a "Like", ovvio.



martedì 25 marzo 2014

Facebook e la battaglia del pane



Le pagine Facebook stanno crollando, la visibilità sta sparendo, se non paghi non ottieni, ma è giusto?

Forse sì...

Il problema è che siamo in tanti ad utilizzare Facebook e negli anni sempre più aziende hanno compreso (o fanno finta di aver compreso) che i social se utilizzati bene, possono diventare un utile, anzi fondamentale strumento di marketing. Ecco dunque che le pagine aziendali, insieme a quelle di svago e private si moltiplicano giorno dopo giorno...

Facciamo un passo indietro. Immaginiamo l'epoca in cui furono fondate le prime città.
Un uomo ad un certo punto, costruita la sua casa, decise di aprire una panetteria: i cittadini avevano bisogno di pane, ed ecco che in poco riuscì a costruire il suo esercizio commerciale.
Il primo anno l'uomo, essendo l'unico panettiere della città, divenne molto ricco. Sfornava pane ogni giorno, tutti andavano da lui e tutti apprezzavano il suo lavoro.
Un giorno però venne aperta un'altra panetteria. Il primo "competitor" del nostro amico. In quell'anno i guadagni furono sempre buoni, ma leggermente in calo rispetto ai 12 mesi precedenti, anche perché pure l'altro panettiere era bravo e i prezzi erano inoltre più bassi.
Dopo 10 anni in città erano presenti 25 panetterie e il nostro amico comprese che per farsi notare, per ricordare ai cittadini che il suo era il pane più buono, era fondamentale della pubblicità. Spese qualche soldo, fece manifesti, volantini e diciamo che a fine anno, anche grazie a questa spesa, riuscì a tornare ad essere il panettiere di riferimento.
Gli altri però non rimasero a guardare: c'è chi spese il guadagno di due mesi in pubblicità, chi pagò degli attori per creare degli spot da strada. Iniziò una "guerra" di marketing che mise in ginocchio i panettieri, anche perchè molte famiglie decisero di pagare con pochi scudi delle giovani stagiste, per nulla esperte, che però facevano pane a bassissimo costo. I panettieri si allearono, crearono agenzie di panetterie, studiarono i case history lanciando sul mercato anche i grissini, i gioppini e i crackers (molto amati ad ovest).
Alla fine chi riuscì a sopravvivere?
Ce la fecero i panettieri bravi, capaci di preparare un pane di qualità, a prezzo onesto. Ce la fecero anche perché spesero qualche soldino in promozione, perché in una giungla di pane, farsi notare era indispensabile.

Ecco... si può considerare giusto oppure no quanto sta accadendo su Facebook, il crollo di visibilità delle pagine, la chiusura dei link esterni e molto altro... in un mare di pagine però Facebook deve premiare chi paga (anche poco).
Farlo comprendere ai nostri clienti è fondamentale. I social sono uno strumento di marketing potente, ma quale strumento, capace di raggiungere 26 milioni di italiani può essere gratuito?
Saper utilizzare bene il budget e fornire prodotti di qualità ci permetteranno di restare a galla e vincere la nostra battaglia.

#buonpaneatutti

venerdì 7 marzo 2014

Motocross - Una storica rivista che abbraccia il Social



Uno degli obiettivi primari dei Social Network intesi come business, deve essere quello di mettere in contatto il produttore con il consumatore, il brand con i propri acquirenti, il fornitore di servizi con chi, i servizi, li riceve.
E' un obiettivo che non può mancare, proprio perché la forza dei Social sta tutto o quasi in questo: avvicinare gli utenti ai brand.
Ecco dunque che con uno dei clienti che seguo, abbiamo deciso di dare il via ad un'attività che sta riscontrando un ottimo successo.
Il marchio è la rivista Motocross, Bibbia per gli appassionati del fuoristrada, uno di quei pochi mensili che in Italia va in edicola con regolarità da decenni. Quattroruote, Motociclismo e Motocross sono i tre pilastri dell'editoria dedicata al motore, ma per ovvie ragioni, è stato necessario modificare qualcosa per mantenere alta l'attenzione.

La crisi, il web, l'editoria in ginocchio, i social e molto altro difficilmente potranno riportare i quotidiani, settimanali e mensili ai fasti antichi, ma con intelligenza si può cavalcare l'onda (allearsi con il social) per proporre tematiche, contenuti ed iniziative al passo con i tempi.
Abbiamo deciso di creare un post sulla pagina Facebook dove gli utenti (in costante crescita) potevano "intervistare" il direttore della testata Edoardo Pacini, ponendo domande relative al giornale, oppure al prodotto, allo sport o al movimento crossistico generale.
Direte: "nulla di originale". Vero, però più volte ho notato che molti brand, bravissimi nel creare campagne colossali, peccano in uno step imprescindibile della gestione social, ovvero mettere a contatto il brand (meglio proprio se il responsabile) e gli utenti.

Le domande sono state varie, tanti i suggerimenti, le curiosità e alla fine l'iniziativa è stata apprezzata, proprio perché in Italia non è comune che un direttore di un mensile (tra l'altro ricordiamo che parliamo di una delle riviste più storiche e conosciute d'Italia) si metta a nudo, esponga la sua faccia davanti al popolo spesso poco cortese dei social per rispondere a tutte le domande.
Iniziativa dunque semplice, ma non scontata visto quanto accade in giro. Successo di numeri e convinzione che questa sia una delle strade giuste per avvicinare ulteriormente i lettori e i potenziali lettori a Motocross.

Ricordate: gli utenti sui social vogliono essere protagonisti, se mettono "Mi Piace" ad una pagina è perché seguono quel brand, vorrebbero essere aggiornati, ricevere sconti, ma anche diventarne parte attiva. La community muove le interazioni, la community non vuole subire pubblicità passiva, ma vuole vivere in modo attivo tutto quello che riceve. L'opinione, il suggerimento dato al Direttore della rivista in un commento vale moltissimo per il brand, ma vale moltissimo anche per la reputazione di una pagina che fa comprendere quanto sia importante ASCOLTARE la comunità ed il singolo individuo.

#fullgas


martedì 4 marzo 2014

#100HAPPYDAYS Funziona davvero?



Chi di voi è incappato nell'iniziativa #100happydays ?

Per chi non sapesse di cosa sto parlando, ecco i punti salienti:





Tutte le altre info le trovate qui: http://www.100happydays.com/it/

Forse sono un ingenuo e magari sotto si nasconde una strategia di marketing colossale, ma anche se così fosse, ho trovato questa iniziativa davvero interessante ed originale.
Insomma, se ci pensate bene, è possibile essere felici per 100 giorni di seguito? Certo che no, ma in ogni giornata qualcosa di bello ci accade, qualcosa anche di piccolo, che non può fare la differenza, ma che magari anche per un singolo istante ci fanno stare bene.
Pensiamo ad un piatto, una risata, un film, una canzone, un commento buffo su Facebook, un amico, un abbraccio, un bacio, un gol della squadra del cuore... insomma, questa iniziativa ci spinge ad individuare quei frammenti di gioia che ci attraversano quotidianamente senza neppure che ce ne accorgiamo.

La fisica quantistica spinge su questo: più ci si comporta in una certa maniera, più saremo investiti degli stessi sentimenti. Crederci oppure no sta a voi. Qui parlo di social, non di leggi di attrazione e questa semplice attività social mi ha... attratto :)

Insomma, nella banalità di tutti i giorni, a volte sbuca fuori qualcosa di carino. Che ne pensate?
Io ci provo, domani sarà il day 1. Arriverò a 100? #velodiròtratremesi !

giovedì 27 febbraio 2014

Metti un link e Facebook ti castiga!



La leggenda narra che Mark non fosse interessato ai soldi. Facebook era nato come un progetto gratuito, capace di connettere le persone nelle Università americane e poi nel mondo.
Il concept di Facebook resta questo: per iscriversi non si richiede un abbonamento e tutto resta gratuito.
Ok bello, però sappiamo che per fare marketing, per trasformare questa piattaforma in una base lavorativa è ormai fondamentale spedire qualche soldino a Mark e soci.
Senza advisory le pagine non crescono e soprattutto non crescono le visualizzazioni. Insomma dalla California ti dicono: "Puoi usare Facebook gratis quanto vuoi, ma se vuoi essere visto, devi pagare".

Algoritmi che cambiano settimanalmente, regole riviste, modifiche che seguono una loro logica, d'altra parte se i social sono il mezzo più potente per fare marketing (se il lavoro è fatto bene), è impensabile che tutto questo venga offerto senza una minima spesa.
Il fatto è che Mark sembra volerci complicare ulteriormente la vita: da poco infatti i post che contengono link esterni vengono visualizzati da meno persone.

Facciamo una premessa: se la pagina che gestiamo ha campagne attive, solitamente anche con post contenenti link esterni la capacità di visualizzazione resta alta (poi chiaramente dipende dalle azioni compiute dalla nostra community), ma in linea di massima, Facebook ha deciso di chiudere tutte le porte che indirizzavano a strade esterne.

Probabilmente il team di Zuckenberg ha studiato a lungo i flussi e ha notato che molti, moltissimi post contenevano link che di fatto portavano gli utenti fuori da Facebook. E dunque cosa ci guadagnava la piattaforma? Ecco quindi il colpo di genio: diminuire la visibilità di tali post.
Spesso nel nostro lavoro siamo portati ad inserire dei link, anche perché uno degli obiettivi è quello di portare traffico al sito che rappresenta il nostro cliente. Ma se adesso, inserendo indirizzi, la capacità di visualizzazione è ridotta, cosa possiamo fare?

Prima di tutto provate a testare voi stessi cosa sta accadendo. Usate una vostra pagina di prova e create due post identici. In uno inserite un link esterno, nell'altro no. 8 volte su 10 noterete che il secondo post ha ottenuto maggiori visualizzazioni.

Che fare dunque? Adesso arriva il bello, perché possiamo lamentarci, odiare Facebook, ma le decisioni non le prendiamo noi e dunque o ci adeguiamo oppure rischiamo a breve di far sprofondare la nostra pagina nell'anonimato (insieme alla nostra brillante carriera). Io consiglio di inserire nella Home una Tab che porti al sito e con un piano ben strutturato, provare ad iniziare ad educare la community ad utilizzare questo pulsante per raggiungere il sito.

Dovrà forzatamente cambiare il linguaggio e il modo di rivedere una strategia. Una pagina a mio avviso dovrà assomigliare sempre più ad un sito. Post con news e diverse tab capaci di portare la community dove preferiamo e che possa mostrare tutte le potenzialità del brand. Se Facebook ci chiude le porte, noi all'interno di queste porte dobbiamo creare il nostro mondo e maggiore sarà la nostra abilità, maggiori saranno comunque gli utenti che raggiungeranno il nostro sito.

Questo il mio pensiero oggi, poi domani Facebook cambierà ancora qualcosa e il ragionamento verrà ribaltato :)


sabato 22 febbraio 2014

Nuvolari TV. Una nuova avventura social.



L'avventura Social di Sport Uno è finita.
Il canale televisivo sportivo purtroppo non è riuscito a decollare; tanti i motivi, tanti gli ostacoli, le difficoltà e di conseguenza anche gli account social hanno smesso di produrre post.
Avevo iniziato a lavorare con Sport Uno a fine novembre e la crescita su Facebook e Twitter era buona, la community stava iniziando ad interagire con costanza e la possibilità di farli interagire con i conduttori nei programmi stava portando i suoi primi frutti.

Sport Uno adesso appartiene al passato, ma ho continuato a mantenere il mio rapporto lavorativo con  LT Multimedia e così sono passato alla gestione della pagina Facebook di Nuvolari TV.
Il canale dedicato ai motori tornerà sul satellite il 24 febbraio con molte novità e la sfida social che mi si presenta davanti è sicuramente stimolante.

Partirò con una base di 85.000 liker, ma con soli 154 utenti attivi (naturale visto che negli ultimi mesi Nuvolari non era più visibile).
L'obiettivo saràquello di tornare a creare un rapporto diretto con gli utenti, mettere in luce i punti di forza del palinsesto, individuare un piano editoriale vario e capace di generare interazioni valide e sfondare perchè no, i 100k di liker che se vengono ben individuati dai Facebooks Ads, possono portare ad un engagement notevole.

Insomma si riparte anche con questo nuovo progetto, che affianco agli altri clienti. Un progetto a cui tengo molto (nasco in mezzo ai motori) e che spero di portare sempre più in alto.
Un abbraccio vero e sincero a Sport Uno. Un'avventura breve, ma anche se si compie un piccolo pezzo di strada insieme, è giusto fermarsi, salutare e ringraziare e ripartire consci di aver imparato qualcosa che professionalmente può sempre servire. Tutto è utile, ogni esperienza rinforza.

Buon week-end a tutti ;)


martedì 18 febbraio 2014

Il post perfetto


Ma il successo di un post da cosa è determinato?
Foto e testo possono fare davvero la differenza?
No... o meglio sì, però anche no.

Prima di tutto si dovrebbe stabilire cosa significa un post di successo e questo francamente è davvero soggettivo. Un post può essere di successo se genera molti like, se porta click al sito, se fa crescere le interazioni generali, se permette di costruirci un post pubblicizzato.
Tanti obiettivi, ma una sola domanda: come si fa?

A volte mi capita di costruire un post a mio avviso perfetto: Testo accattivante, call to action ben impostata, foto grande e nitida e poi... risultati poco più che sufficienti.

Torniamo al significato di post di successo. Direi che i risultati si possono dividere in:

  • LIKE
  • COMMENTS 
  • SHARE
  • ENGAGEMENT RATE
  • VISUALIZZAZIONI
  • CLICK AL LINK
Tirare su semplici like in un post è facile. Basta anche un post "paraculo" come ad esempio in una pagina dedicata al basket celebrare il compleanno di Michael Jordan: una bella foto un testo semplice come "Auguri MJ" e gli appassionati istintivamente metteranno il "mi piace" e in molti condivideranno anche il post personalizzando il testo sulla propria bacheca. Ecco questo, se si hanno molti utenti, può portare ad una buona crescita virale.

Un post con alti commenti deve necessariamente contenere una domanda. Una domanda semplice. Nel post su Jordan, oltre a fare gli auguri a MJ si potrebbe aggiungere: "Qual è stata la sua partita più bella"? In questo caso si porta la community ad interagire a mettere sul campo la propria competenza e 2/3 di chi ha messo il like andrà ad inserire anche un commento.

Ottenere dunque un'alta percentuale di engagement rate è necessario avere alti tutti i valori: like, comments e share. Costruire dunque un post con una bella foto, un testo accattivante, evocativo ed una domanda semplice, ma non scontata è fondamentale per far sì che il nostro post non passi inosservato.

L'orario di pubblicazione è ovviamente fondamentale! In genere su Facebook il momento migliore per inserire il post più forte della giornata è 18-21, ma chiaramente dovrete analizzare voi stessi i comportamenti della vostra community perché una regola fissa non esiste. Diciamo che in serata generalmente si va sul sicuro.

Più alto è il valore di engagement, maggiore è poi la possibilità che aumentino i click al link che abbiamo inserito.
Anche in questo caso serve un giusto linguaggio:
  1. Inserire il link dopo il testo? NO! Se non suggeriamo alla community di cliccare, molti non lo faranno e inserire un link così, senza sottolinearlo è come voler già ammettere che il contenuto non ha valore.
  2. Creare una call to action del genere: "Sapete cosa è accaduto oggi? + LINK" NO! Salvo non si tratti di una news straordinaria, portare la community incuriosita a cliccare e scoprire poi che la notizia era poco interessante, porterà gli utenti con il tempo a non credervi più.
  3. Variare il modo di inserimento? SI! Non essere mai scontati, non seguire un unico format. Ma soprattutto dire alla community: "Cliccate qui per saperne di più/ per leggere il nostro articolo/ per vedere le foto più belle etc..." In questo modo saremo schietti e sinceri e soprattutto chi cliccare sul link sarà davvero interessato al nostro prodotto. Avremo dunque una percentuale minore di click, ma saranno visualizzazioni di qualità!
Perché certi post hanno alte visualizzazioni? Come poter incrementare ancora di più l'engagement? Mistero... o meglio, questo discorso merita un discorso a parte (che seguirà nei prossimi giorni) interamente dedicato a FACEBOOK e agli ADVISORY, perché mettetevi l'anima in pace: su facebook se non fai inserzioni e se non paghi (anche poco) prima o poi verrai escluso. Pagare la pubblicità è fondamentale. D'altra parte sempre di marketing parliamo e mettere in mostra il nostro prodotto gratuitamente non porta e non porterà mai grandi risultati.

BUONA SOCIAL WEEK A TUTTI!

giovedì 13 febbraio 2014

Gli hastag di Facebook - ORRORE



Non tutte le ciambelle facebookiane vengono con il buco.
Mark e soci, se si sono dimostrati lungimiranti in determinati momenti, acquistando ad esempio (a cifre folli) Instagram, spesso hanno toppato (come quando cercarono di battere sulla geolocalizzazione Four Square) o come quando decisero di inserire gli hastag.

GLI HASTAG!!!
Il simbolo di Twitter su Facebook! Come se Microsoft inserisse un comando con la Mela, come se la Pepsi scrivesse sulle lattine Coca Pepsi...
Prendere esempio dai competitors è sano e giusto, ma scopiazzare senza alcun motivo è davvero inutile.
Quando a giugno comparvero su fb questi #, fui da subito molto scettico e i dati in questi mesi mi hanno dato ragione: gli hastag su Facebook non funzionano.
Le ragioni sono tante, ma in sostanza si potrebbe dire che la funzione di suddividere gli argomenti per una fruizione più veloce non è utile su un Social che è nato per le condivisioni tra persone.
Twitter è un social discovery, è utilissimo anche in maniera passiva, solo per leggere breaking news, aggiornarsi, Facebook no e se in un post si parlasse di un terremoto: "Giappone sotto shock per il #terremoto". Non saremmo portati a cliccare sull'hastag. Guarderemmo la foto, condivideremmo il post, metteremo like, ma niente hastag!
Su twitter una breaking news: "Giappone sotto shock, #terremoto" Ci porterebbe magari a cliccare sull'# per saperne di più.

E' provato che le aziende non hanno avuto, in questi mesi, alcun vantaggio virale nell'inserire nei post gli hastag, anzi, a mio avviso sono esteticamente brutti.
Ditemi quale post preferite per questa ipotetica azienda di ... carta igienica:

1) E' nata la carta a 5 strati! Niente più bruciore ed irritazioni. Con la carta igienica Morbidosa passerete momenti di pura morbidezza.

2) E' nata la #carta a #5strati! Niente #bruciori ed #irritazioni. Con la carta igienica #Morbidosa passerete momenti di pura #morbidezza. #Morbidosa

Il post numero 2 è tremendo! (anche il primo ok...) ma gli hastag non portano nulla.

Su twitter nacquero dagli utenti, fu la community a dare il via a questo sistema che per come è stato concepito il social si è dimostrato vincente, ma Facebook non ne ha bisogno.
Di fatto, chi usa ancora gli hastag?
Molte aziende lo hanno giustamente abbandonato, c'è ancora chi ci prova. Io ad esempio per i miei clienti non l'ho mai utilizzato.

Bello poi trovare post (solitamente di gente dello spettacolo) che si fa un selfie e il testo del post recita così: #mare #sole #natura #divertirsi #machebello #caldo #prenderelavitaconleggerezza #dormirepoco #divertirsitanto #pesci #acqua #sale #oggisonofelice #sapevatelo #amorealmare

Giuro che esistono, ma lo sapete pure voi.

#buonacontinuazione

giovedì 6 febbraio 2014

10 anni senza Facebook?



Se il buon Mark non fosse mai nato, se non fosse riuscito a prendere come "ispirazione" Harvard Connection o più semplicemente, se Facebook non fosse nato cosa ci saremmo persi?


  1. Non avremmo più ritrovato il nostro amichetto delle elementari (poi adesso che lo abbiamo tra le amicizie non ce lo filiamo minimamente, però possiamo vedere le sue foto delle vacanze).
  2. Non avremmo scoperto che la cicciottella compagna di banco, sempre delle elementari, è diventata una modella da paura (e giustamente ha filtrato le foto a noi che a scuola le lanciavamo pezzetti di colla sui capelli).
  3. Termini come like, share, adv, ads, engagement li avremmo utilizzati un paio di volte all'anno (ads ed engagement forse anche meno)
  4. Il termine Faccialibro (tipico dei primi anni) non sarebbe mai esistito. Eh vabbè...
  5. Non avremmo mai potuto vantarci di avere tra le amicizie il Presidente degli Stati Uniti
  6. Ci saremmo fatti meno foto inutili
  7. Non avremmo mai piantato pomodori in una fattoria virtuale 
  8. Non avremmo mai fatto un poke (ma a pensarci bene quanti di voi lo hanno mai fatto?)
  9. Non avremmo mai scoperto che tante donne sono in una situazione sentimentale complicata.
  10. Non avremmo mai coniato il termine bimbeminkia.
  11. Non sarebbe esistito il termine "selfie".
  12. Tante starlette disoccupate sarebbero scomparse (non essendoci stato il selfie)
  13. Qualche matrimonio sarebbe durato più a lungo.
  14. Qualche matrimonio non sarebbe mai stato celebrato.
  15. Twitter, Pinterest, Google+, Linkedin sarebbero forse esistiti... oppure no.
  16. My Space avrebbe avuto vita più facile.
  17. Msn avrebbe avuto vita più lunga.
  18. Ma soprattutto... molti di noi non avrebbero scoperto un lavoro così stimolante!
Auguri a tutti noi!

martedì 4 febbraio 2014

Guida al sentiment negativo



Come gestire i commenti negativi?
Se si decide di mettere la faccia, oppure il marchio nei social mettendosi quindi a contatto con i clienti o i potenziali tale, si deve preventivare il fatto che si riceveranno critiche.
I commenti negativi fanno parte del lavoro, sapere come gestirli può fare la differenza tra un social media valido oppure no.
Prima di tutto però cerchiamo di individuare quali sono i commenti che effettivamente portano con sé un sentiment negativo. Saperli individuare è alla base di una giusta classificazione da portare al cliente nel corso degli incontri post report.

Ipotizziamo di gestire l'account di un marchio che produce orologi.
Arriva un commento sulla bacheca da parte di un utente: "Non ho mai comprato orologi da polso... sono allergico. Guardare l'ora è una perdita di tempo. Tornassero gli orologi a cipolla forse potrei cambiare idea".
Questo è un commento da classificare come sentiment negativo? NO! L'utente è negativo nei confronti degli orologi in generale, non apprezza chi li compra, ma non ha attaccato il brand che rappresentiamo. Si tratta di un SENTIMENT NEUTRO a cui sicuramente vale la pena di rispondere dicendo ad esempio: "Caro XXX, gli orologi a cipolla hanno sicuramente un grande fascino, chissà che YYY non torni un giorno a produrre qualcosa di simile, nel caso ti terremo aggiornato ;)".
L'utente difficilmente risponderà con un giudizio negativo nei nostri confronti e magari, avendo ricevuto una risposta probabilmente neppure attesa, lo avremo attirato sotto le sue simpatie e chissà, se un giorno dovrà acquistare un orologio, magari comprerà proprio il nostro.

Adesso arriva un nuovo commento: "I vostri modelli fanno schifo, sono della pacchianate tremende!!".
Ecco, questo è un SENTIMENT NEGATIVO. L'utente attacca direttamente il brand. Cosa fare?

1) Mai, ripeto MAI cancellare il commento!!!! 
Ritengo sia giusto eliminare un commento solo nel caso violasse la netiquette della pagina e comunque vi sarete già premuniti di inserire dei filtri per evitare parole volgari etc...
Se siamo su Facebook dobbiamo accettare il confronto e anche le critiche (anche quelle eccessive e maleducate). Considerate che se uno apprezza il vostro marchio, nell'80% dei casi metterà un like al vostro post. Chi invece non apprezza, si prenderà la briga di dirvelo apertamente.
C'è chi scrive conscio di non ricevere una risposta, chi cerca solo di provocare e chi aspetta proprio che voi cancelliate il suo commento per tornare a provocarvi con maggior vigore.
Il commento, se non volgare, deve e dovrà restare sempre visibile.

2) Rispondere con cortesia anche se in realtà sarebbe bello prenderlo a bastonate
La risposta tipo sarebbe: "Ciao XXX, cosa non ti piace del nostro modello? Speriamo in futuro di riuscire a produrre un orologio più in linea con i tuoi gusti :)". Punto, la risposta è stata data, siamo stati gentili, cortesi e tutta la community ha notato la nostra placida reazione.
L'utente in molti casi non risponderà, in altri casi cercherà ancora di provocare e in quel caso gestiremo la situazione dando una nuova risposta oppure lasciando andare, ma in certi casi (e sono molti) l'utente metterà un like alla vostra risposta, oppure scriverà con modi e termini ridimensionati.
Rispondere con puntualità e gentilezza è il modo migliore per cercare di trasformare un sentiment negativo in sentiment positivo!

3) La community è la prima alleata!
In caso di utente fastidioso, sempre pronto a criticare, è spesso la community a cercare di gestire la situazione, zittendo l'accusatore e giustificando il brand. Questo accade spesso, ma tutto dipenderà ovviamente dal vostro lavoro. Se la community diventerà la vostra famiglia, se tratterete tutti con gentilezza dedicando a tutti tempo e passione, alla fine, in caso di commenti provocatori senza senso, saranno proprio gli altri utenti ad aiutarti e a ribellarsi.

Il sentiment negativo è inevitabile, è anche necessario, perchè il vostro cliente potrà crescere e modificare la linea imprenditoriale proprio grazie ai commenti e suggerimenti nati da una radice critica. Sta a voi saper prendere in mano la situazione e a mio avviso è uno dei punti fondamentali che rendono un SMM più valido e vincente di un altro.


lunedì 3 febbraio 2014

Dalla Formula 1 al calcio!


Ogni account da gestire ha le sue norme da seguire ed ogni pagina ha la sua community, sempre diversa, mai banale, spesso non facile da gestire.
Gli utenti sono sempre gli stessi, ma se il Mario Rossi della situazione su una pagina di cucina commenta le ricette aggiungendo sue opinioni ed esperienze e se su una pagina di un supermercato mette il like alle promozioni, in un'altra pagina potrebbe essere più aggressivo, più... volgare anche.

Ecco, nella mia esperienza ci sono argomenti che tirano fuori il peggio dell'italiano medio e il calcio è probabilmente il re di queste categorie.
Arrivavo da un'esperienza motoristica, seguivo un account con 200.000 liker che parlavano di Formula 1. Le polemiche riguardo al prodotto che andavamo a rappresentare erano evidenti, ma con il tempo e con una gestione accurata della clientela (più avanti parlerò anche di come gestire i sentiment negativi degli utenti), la situazione era divenuta molto più serena e controllata.
La community dialogava di sport, di Formula 1. L'obiettivo era questo ed io stimolavo le conversazioni inserendo post relativi all'attualità, alla tecnica, alla storia e creare delle campagne social era anche piuttosto facile (con 200.000 utenti educati tutto è abbastanza semplice).

Dalla mia esperienza motoristica ho imparato moltissimo, soprattutto riguardo alla gestione degli account, ai report dettagliati, al problem solving, al dialogo con utenti e clienti. Insomma, è stata una scuola fondamentale con fondamenta ben solide considerando l'alto livello di professionalità che veniva offerto dal brand.

Ho iniziato poi la mia esperienza in proprio sempre nel mondo dello sport (dal 2004 fino al 2012 sono stato giornalista per Sportitalia e le discipline sportive sono casa mia), ma dai motori sono passato al calcio.

La sfida si è mostrata subito molto interessante: non partivo con un budget alto (per i facebook ads) come il precedente, ma il cliente aveva una buona potenzialità, Tralasciando la gestione passata e attuale (in futuro ne parlerò), voglio soffermarmi sul codice comportamentale della community.
Se nella Formula 1 il 95% degli appassionati è ferrarista, chiaramente nel calcio le passioni sono molteplici. Con un post dedicato alla Ferrari si accontenta quasi tutti (e i numeri ti premiano), fatta eccezione per una nicchia che ti accuserà di dedicare troppo spazio alla rossa italiana.
Nel calcio cosa succede? Se fai un post dedicato alla Juventus, i tifosi bianconeri si esaltano, gli altri insultano (ma insultano pesante!) Fondamentale inserire i filtri, perchè le bestemmie fioccano numerose.

La foto di copertina deve essere neutra, impossibile mettere una squadra, ed ecco che ho inserito un pallone che sembra un mappamondo. Con l'arrivo dei Mondiali in estate la maglia azzurra metterà forse tutti d'accordo...
Fai un post con una news sulla Roma e i laziali vanno in rivolta, parli del Milan e gli interisti accusano etc etc.
Come comportarsi?
Prima di tutto garantire che si darà spazio a tutte le squadre e poi coprire la giornata con le notizie più importanti. Arrivano insulti? Con il filtro sicuramente finiranno in spam le volgarità, ma l'importante poi non è anche far crescere l'engagement?
Uno dei post di più successo riguardava ovviamente la Juventus.
La foto era di Snejider che si rotolava sulla neve dopo il gol del Galatasaray che aveva eliminato i bianconeri dalla Champions. Juventini in lacrime, l'altra mezza Italia che gioia e i numeri, della pagina che salivano.
Dobbiamo far social marketing anche sulle "disgrazie" sportive no?